Di Massimo Vozza
Lo sceneggiatore anglosassone di sitcom Mark Chappel, consapevole di questa imprescindibile reference per i giallisti, ha quindi inserito esplicitamente Agatha Christie nella sua sceneggiatura: la vicenda infatti si svolge dietro le quinte della rappresentazione teatrale di Trappola per topi e della pre produzione del suo adattamento cinematografico. Ciò ha conseguentemente portato a due degli elementi più interessanti di questo titolo: da una parte, un gioco di citazioni (alcune scontate, altre meno) insieme a un’intelligente riflessione metacinematografica e metateatrale e, dall’altra, l’usare una delle opere di Christie non come semplice omaggio ma come perno centrale del mistero da risolvere, il vero motore narrativo della vicenda e quindi dei delitti commessi. Il tutto poi, come già fatto da Rian Johnson, filtrato dal genere della commedia, abbastanza brillante e mai demenziale.
La messa in scena è decisamente curata ma più scarna di altri prodotti e alcune trovate strettamente cinematografiche funzionano particolarmente bene, come la voce fuori campo, il montaggio dei flashback, lo split screen e la rottura della quarta parete.
Mattatori assoluti del cast sono Sam Rockwell e Saoirse Ronan nei ruoli dell’ispettore e dell’agente che indagano sul misterioso delitto; entrambi i loro personaggi funzionano, sia singolarmente, sia nel loro rapporto tra maestro e apprendista, ma lo stesso non si può dire per gli indagati che rimangono un po’ troppo irrisolti o intrappolati in schemi già visti e rivisti.
Tirando le somme, Omicidio nel West End è proprio quel genere di prodotto di intrattenimento ben fatto e senza pretese che purtroppo in sala sta un po’ soffrendo ma che invece vale assolutamente il prezzo del biglietto, soprattutto per evadere da tempi così complessi come i nostri.
Omicidio nel West End arriva nelle sale italiane con Searchlight Pictures a partire da giovedì 29 settembre
VOTO: ★★★½