Venezia 76: Wasp Network – La recensione del film di Olivier Assayas con Penelope Cruz

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Di Massimo Vozza

La presenza di Olivier Assayas nei circuiti dei festival negli ultimi anni è diventata un’abitudine. Lo
scorso anno la commedia intellettuale Doubles Vies aveva convinto con una sceneggiatura ben
costruita e ricca di dialoghi serrati. Quest’anno però con Wasp Network, in concorso a Venezia 76,
il regista francese si perde nei meandri di una spy story superficiale sia nella scrittura dei
personaggi sia nella trattazioni dei fatti e dalla struttura confusa. 

Basato su una storia vera (già trasposta nella biografia The Last Soldiers of the Cold War: The
Story of the Cuban Five di Fernando Morais), il film parte raccontando di René González, pilota di
linea cubano che nel 1990 ruba un aereo e fugge dal Paese lasciando moglie e figlia per
cominciare una nuova vita a Miami dove viene presto raggiunto da altri dissidenti, tutti impegnati a
destabilizzare il regime di Castro. Sin dall’inizio, i diversi fili della narrazione vengono raccontati a
caso, senza uno scopo preciso, uniti da un montaggio per lo più privo di un’idea funzionale che
preferisce azzardare l’alternanza continua tra situazioni, protagonisti e luoghi piuttosto che una più
semplice e probabilmente efficace struttura episodica. Arrivati alla conclusione del primo atto ci è
dato poi da pensare che Wasp Network, in virtù del suo plot twist, avrebbe preso una strada nuova
ma l’aspettativa viene negata: l’opera non solo mantiene costante la scrittura pasticciata ma non
esalta minimamente il tono che fastidiosamente rimane piatto con sporadiche deviazioni nel
dramma vero e proprio e nella commedia. 
Il cast, sulla carta interessante, non ha quasi mai l’occasione di dare prova di sé: si tratta di alcuni
tra gli attori di lingua spagnola più conosciuti al mondo (Cruz, Ramírez, Bernal, Moura, Sbaraglia)
che sembrano sforzarsi il minimo indispensabile per rendere il poco sviluppo di storyline
complesse guardando al materiale di partenza ma insulse nella loro forma filmica. Ci sono delle
eccezioni ovviamente, come il personaggio interpretato da Ana de Armas, il quale vive il dramma
dal risvolto più comico ed efficace, o la prima scena nella quale Penelope Cruz recita con Gael
García Bernal
, elevando leggermente il pattume narrativo, ma non bastano mai. 
Arrivati alla fine non si sa bene come inquadrare questo titolo, appare come un’occasione davvero
sprecata sono molti punti di vista. Ad Assayas purtroppo non sono bastati il coraggio di scegliere di
raccontare una storia del genere non dal punto di vista filo americano, la sua qui davvero solo
modesta regia e gli stellari interpreti per riuscire negli intenti: seppur mai annoiato o infastidito,
Wasp Network è un film che poteva essere davvero qualcosa di interessante ma che sembra
essere stato sviluppato senza voglia e amore per il cinema. 

VOTO: 5/10


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