Di Simone Fabriziani
La scrittrice Lee Israel, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, si occupa delle biografie di personaggi del calibro di Katharine Hepburn, Tallulah Bankhead, Estee Lauder e Dorothy Kilgallen. Quando non vedrà più i suoi lavori pubblicati perché incapace di stare al passo con i gusti del pubblico, trasformerà la sua arte in inganno, aiutata dal suo fedele amico Jack. Da giovedì 21 febbraio nelle sale italiane con 20th Century Fox arriva l’applaudito Copia originale (Can You Ever Forgive Me?), film biografico diretto dalla talentuosa regista Marielle Heller.
Presentato con grande successo di pubblico e critica prima al Telluride Film Festival, poi a Toronto, Copia originale è il secondo film dietro la macchina da presa per la regista Marielle Heller (Diario di una teenager), qui coadiuvata da una grande sceneggiatura adattata scritta a quattro mani da Nicole Holofcener e Jeff Whitty, ispirata al libro autobiografico “Can You Ever Forgive Me? Memoirs of a Literary Forger” della stessa Lee Israel. A dettare legge difatti nel grazioso film biografico della Heller è la sceneggiatura diamantina, lavoro operoso di onestà, precisione e scrittura brillante nel saper riportare in vita, prima che le vicende pubbliche e private della biografa Lee Israel, uno spaccato della società americana in repentino cambiamento, osservato attraverso le lenti dell’enclave della città di New York degli anni ’80.
La vera protagonista di Copia originale è, a tutti gli effetti, la Grande Mela, emblema della società statunitense in rapida trasformazione , ricettacolo delle rivoluzioni e dei cambiamenti dell’editoria e dei gusti letterari americani; è in quest’ottica che ben si sposa il fragile e tenero ritratto di Lee Israel (una agrodolce ed inedita Melissa McCarthy), biografa di best-seller imprescindibile che non riesce però a stare al passo con i tempi e con le mode della lettura del tempo; grazie alla complicità del truffaldino dandy omosessuale Jack Hock (Richard E. Grant, onnivoro della scena) la coppia criminale darà vita ad un inedito ammutinamento all’industria editoriale a loro contemporanea imbellettando vecchi documenti privati di personalità celebri a prezzi e valori esorbitanti. Ascesa e caduta di una personalità letteraria, quella della Israel, schiva e privata, emblema di una rivincita dell’emarginato della Grande Mela che tarderà però a concretizzarsi.
Ode alla città di New York, alle sue librerie di antiquariato, ai polverosi scaffali di rarità letterarie, al battibeccare dei tasti delle macchine da scrivere, al mestiere del fare letteratura, Copia originale è anche un tenero ritratto di due anime profondamente queer in lotta con l’inesorabile passaggio del tempo e le sue rivoluzioni sociali. In disperata e parossistica ricerca di legittimità nello status quo dei vertiginosi anni’80. Lee Israel ne trarrà, anni dopo, un magnifico libro autobiografico da cui il delizioso film di Marielle Heller si ispira.
VOTO: 8/10