Verso il sogno americano: I 10 migliori esordi in lingua inglese del nuovo millennio

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Di Simone Fabriziani

Si sa, il sogno americano è sempre stato appannaggio e valore assoluto del continente americano, sin dai suoi gloriosi esordi storici con la ribellione alle truppe anglo-francesi e la costituzione di una repubblica indipendente  nel 1776. Proprio nella costituzione redatta nel XVIII secolo le più alte cariche politiche del nuovo stato americano propugnano come valori assoluti la democrazia e la tutela della libertà individuale; è l’inizio del mito dell’”american dream” che nei secoli successivi ha abbagliato le più grandi menti artistiche e scientifiche degli altri continenti.


Non ultima la categoria dei registi cinematografici non di lingua inglese, ben avversi a lavorare nel nuovo continente con debutti notevolissimi; restringendo il campo di analisi e ricerca al solo nuovo millennio, ecco una classifica dei migliori esordi in lingua inglese dal 2000 ad oggi.
The Lobster (2015) 
dir. Yorgos Lanthimos
Il debutto in lingua inglese del regista greco di Dogtooth e Alps è un prodigio cinematografico di inventiva, padronanza della messa in scena e genialità di esecuzione. La deprimente distopia di una società contemporanea dove le persone vengono trasformate in animali se non accompagnate da un interesse amoroso è una delle più vivide e caustiche visioni sul grande schermo della deriva anaffettiva della civiltà occidentale odierna. Premio della Giuria a Cannes 2015 e nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Jackie (2016) 
dir. Pablo Larraìn
Il regista di No- I giorni dell’arcobaleno e Neruda sbarca in America raccontando una delle sue più grandi tragedie; l’assassinio del presidente John F. Kennedy visto attraverso gli occhi sfingei della first lady più popolare di tutti i tempo, Jacqueline Kennedy. Un racconto non lineare che sembra più un horror esistenziale e della mente che un affresco pubblico e privato. Una american story raccontata attraverso gli occhi e le fragilità di una donna che incarnò alla perfezione le più grandi contraddizioni della sua nazione. Premio della sceneggiatura a Venezia 73 e tre nomination all’Oscar.

Prisoners (2013) 
dir. Denis Villeneuve
Un rapimento di bambini scatena in due uomini diametralmente e moralmente opposti una crisi interiore: da una parte un padre in cerca di vendetta e sempre più lontano dalla giustizia morale e divina, dall’altra un agente di polizia pronto a tutto pur di scovare il responsabile. L’esordio in lingua inglese del canadese Denis Villeneuve  riceve lodi unanimi dalla critica internazionale  e una candidatura all’Oscar alla miglior fotografia.

The Others (2001) 
dir. Alejandro Amenabar
Il più grande horror del nuovo millennio è anche il film che simbolicamente apre le danze del genere cinematografico nel XXI secolo; nel 2001 viene presentato a Venezia il gotico The Others del regista spagnolo Alejandro Amenabar, autore di cult come Apri gli occhi e Mare dentro. Ispirato alle atmosfere psicologiche e claustrofobiche della letteratura gotica di Henry James, il film di Amenabar con una sinistra Nicole Kidman rimane la punta di diamante di un genere orrorifico che nel nuovo millennio assurge a grande cinema d’autore.

La Talpa (2001) 
dir. Tomas Alfredson
Reduce dal successo internazionale dell’horror Lasciami entrare, il regista norvegese Tomas Alfredson arriva in UK e spolvera il mito dell’agente dell’MI6 George Sweeney dagli scaffali della mensola del cinema britannico e ci regala un film di spionaggio dalle atmosfere e dai tempi narrativi perfetti: freddo, glaciale, implacabile, visivamente ipnotico, La Talpa arriva agli Oscar con tre candidature, di cui una al magnifico Gary Oldman.

Snowpiercer (2014) 
dir. Bong Joon-ho
La più grande sorpresa del 2014 cinematografico è il piccolo gioiello distopico che viene dall’Oriente; il regista coreano Bong Joon-ho confeziona uno sci-fi atipico ed indimenticabile; a bordo di un treno frangighiaccio si ripropone una divisione di classe di stampo marxista che porterà alla ribellione dei meno abbienti e dalle conseguenze imprevedibili. Con una Tilda Swinton da antologia , nonostante il nutrito cast in lingua inglese.

The Impossible (2012) 
dir. Juan Antonio Bayona
Nonostante non sia ricordato per la brillantezza della narrazione o per la poca ruffianeria in materia di tragedie e disastri della cronaca reale, The Impossible ha però il grande pregio di aver portato sul grande schermo con potente efficacia visiva la tragedia dello tsunami del 2004 e il racconto da incubo di alcuni dei dispersi alla ricerca dei propri cari sopravvissuti con pathos e senso dell’urgenza e dinamicità. Lo spagnolo Juam Antonio Bayona  dirige inoltre uno straordinario giovanissimo Tom Holland e una Naomi Watts nominata gli Oscar.

21 Grammi (2003) 
dir. Alejandro Gonzalez Inarritu
Amore e morte; questi sono i due assoluti su cui si bilanciano le vite piene di sofferenza di 21 grammi, primo grande film in lingua inglese del regista messicano pluripremiato all’Oscar con i recenti Birdman e The Revenant. Il primo della cosiddetta “trilogia del dolore” è invece un inno alla vita e alla tenacia degli esseri umani nelle condizioni più estreme. Straordinario il cast di comprimari, tra cui uno Sean Penn vincitore della Coppa Volpi a Venezia e una Naomi Watts e un Benicio Del Toro nominati agli Oscar.

Stoker (2013) 
dir. Park-Chan Wook
L’esordio in lingua inglese del regista culto di Oldboy è a tinte hitchockiane. Prendendo spunto da pellicole del maestro britannico come L’ombra del sospetto e Delitto per delitto, Park-Chan Wook racconta la storia della famiglia Stoker, messa a repentaglio dall’arrivo del misterioso zio Charlie che risveglierà più di un temibile segreto di famiglia. Con Mia Wasikowska e una Nicole Kidman da antologia.

The Constant Gardener – La cospirazione (2005) 
dir. Fernando Meirelles
Dopo lo straordinario successo di City of God (2003), il regista brasiliano Fernando Meirelles arriva negli usa con una struggente storia di denuncia con protagonisti Ralph Fiennes e Rachel Weisz, vincitrice della statuetta per il ruolo da non protagonista. Ispirato al romanzo omonimo di John Le Carrè, il film di Meirelles è un durissimo attacco alla corruzione delle corporazioni in Africa che alla sua uscita ha fatto discutere ampiamente i media e la stampa internazionale.
E quest’anno cosa ci attende? In uscita tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 siamo fiduciosi di questi tre titoli: The Leisure Seeker di Paolo Virzì, La mia vita con John F.Donovan del canadese Xavier Dolan, e nel 2018 il musical Annette, primo film in lingua inglese del regista francofono Leos Carax. In attesa che lo spagnolo Pedro Almodovar metta ufficialmente in cantiere il suo primo lungometraggio in inglese, agognato da tanto, troppo tempo.