JULIETA- La Recensione

Seguici anche su:
Pin Share

Di Dario Ghezzi

Julieta (Emma Suarez/Adriana Ugarte) è una donna in procinto di trasferirsi in Portogallo col compagno Lorenzo ma un incontro le fa rivivere il dramma della “scomparsa” della figlia che non vede da dodici anni. Per sentirla più vicina stravolge la sua vita e inizia a scrivere una sorta di diario in cui ricorda tutta la sua vita fino a quel momento e i fatti drammatici che l’hanno allontanata da Antia.


Dopo la commedia surreale Gli Amanti Passeggeri, Pedro Almodovar torna al dramma puro con Julieta, una storia che affronta il rapporto genitori e figli e, sopratutto madre e figlia già toccato con Volver e, in un certo senso, col capolavoro Tutto su mia madre ma qui abbandona ogni deriva pop trash e l’unica marca distintiva del regista di Legami, Parla con lei e La Mala Educaciòn sono solo i colori caldi dei costumi e degli arredamenti, sopratutto nella prima parte della pellicola.

Pedro Almodovar, per la sceneggiatura di Julieta, rielabora tre racconti di Alice Munro e lo fa in chiave spagnola, volendo mostrare il diverso modo di vivere la sofferenza e il senso di colpa delle persone. Importante il silenzio (non a caso il titolo provvisorio della pellicola era Silencio come un racconto della Munro) che porta alla lite fatale tra Julieta e Xoan e alla decisione di Antia ma, ancor prima, al suicidio dell’uomo del treno.



Julieta è un film costellato di figure di donne, incarnate in mogli, amanti, figlie e del loro modo di reagire al dolore, alla perdita. Gli uomini sono relegati sullo sfondo e sono quasi portatori di tragedie e perdizione.

A fronte di una prima parte trascinante, nella seconda il film va alla deriva e non bastano le spiegazioni finali e il colpo di scena a soddisfare lo spettatore e quel che resta è solo un senso di amarezza, di indecifrabilità ma, per fortuna, anche una buona performance di Emma Suarez e Adriana Ugarte, entrate a pieno titolo tra le muse del regista spagnolo.

VOTO: 2.5/5