Orlando: il tempo e la donna

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Di Daniele Ambrosini

Orlando (1992) di Sally Potter, tratto dall’omonimo romanzo di Virginia Woolf, è un film insolito e per questo molto intrigante. La storia di Orlando, che ha vissuto quattrocento anni ed è invecchiato di un giorno, è raccontata attraverso i secoli e le epoche, passando dall’Inghilterra di Elisabetta I fino all’inizio del secolo scorso ma il passaggio non è mai forzato, una volta entrati nella logica del film sembra assolutamente naturale che passato un secondo siano in realtà passati 50 anni e che la vita di Orlando sia radicalmente cambiata un’altra volta. Ma la storia di Orlando non è originale solo per via di questa atipica condizione temporale, anzi la particolarità di questo personaggio è principalmente il cambio di sesso spontaneo che avviene a metà della sua vita dopo un lungo sonno; un cambiamento che non ha alcuna influenza sulla sua persona, solo il sesso è cambiato: è diventato una donna.

Date queste premesse è ovvio che i temi principali della pellicola siano due: il tempo e la figura della donna. 
Il tempo all’interno del film ha un ruolo fondamentale soprattutto grazie alla struttura giusto vagamente narrativa per cui ogni segmento o singola scena sembra essere solo un compatto ricordo di un passato che fluttua nella memoria di Orlando, così lo stesso film si alleggerisce e diventa quasi sfuggente, come se fosse sospeso nel tempo al pari del suo protagonista. Molto interessante da notare è inoltre la struttura temporale perchè inizialmente ci viene presentata come unicamente lineare ma verso il finale con il ritorno di Orlando nella sua residenza, di cui ha perso il possesso da oltre un secolo, sembra chiudersi un cerchio ed anche i titoli del primo e dell’ultimo capitolo in cui è diverso il film ci lasciano intuire una struttura inversa ma allo stesso tempo circolare, infatti il film inizia con il capitolo “Death” e finisce con “Birth”, così il tempo diventa assoluto protagonista ed è caratterizzato sotto tutti i suoi aspetti. 
Se nella prima parte la struttura è più lineare e la messa in scena più classica e quasi rigorosa, nella seconda parte il film assume una struttura diversa concedendosi anche un pizzico d’ironia ed adottando un registro più alto arrivando ad essere a tratti poetico e fiabesco. Allo stesso modo nella prima parte il film sembra voler proporre una riflessione sulla solitudine (che è anche argomento di conversazione per Orlando ed il poeta Nick Greene) ma man mano che il film va avanti diventa evidente che in realtà l’interesse principale è portare avanti un discorso sulla donna, sulla sua essenza e sulla sua condizione nei secoli. Orlando da uomo giunge quasi a disprezzare le donne in seguito ad un rifiuto ed una volta divenuto donna è costretto a sua volta a subire la misoginia della società, ma con il passare del tempo e con l’avvento del ventesimo secolo anche l’Orlando donna sembra aver raggiunto la giusta dignità sociale. Questo rende evidente come parlare della donna all’interno di questo film, e nel romanzo della  Woolf, voglia dire parlare di parità di diritti, ma il discorso femminista è, ovviamente, implicito dall’inizio ma mai forzato ed è possibile intravedere anche un sottotesto LGBT di tipo gender. 
Sally Potter gira un film  elegantissimo e rigoroso nella ricostruzione storica ma soprattutto affascinante dall’inizio alla fine, sorretto da una sceneggiatura minimalista, con pochi dialoghi veri e propri ma attenta alla caratterizzazione del suo protagonista interpretato da una magistrale Tilda Swinton che con il suo volto particolare si presta benissimo a questo enigmatico personaggio. Aspetto fondamentale è proprio il cambio di sesso spontaneo che avviene con una naturalezza disarmante e di cui sembra che le persone prendano semplicemente atto ma Orlando è al di fuori della logica dei due sessi, all’inizio è un uomo androgino e alla fine è una donna forte ed indipendente, una madre single che sembra ricoprire anche il ruolo di padre, Orlando è affidato alla natura, la sua sposa, e al tempo che fanno di lui un essere diverso ed unico perché, uomo o donna che sia, egli sarà sempre la perfezione del suo sesso. 

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