I Bafta ci hanno confermato che Everything Everywhere All At Once è imbattibile agli Oscar. Forse.

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Di Simone Fabriziani

I risultati dei Bafta 2023 ci hanno lasciati interdetti: Niente di nuovo sul fronte occidentale, film tedesco targato Netflix e ispirato al romanzo omonimo di Eric Maria Remarque, ha vinto ben sette statuette inglesi, tra cui miglior film e miglior regia a Edward Berger. Un successo inaspettato e strepitoso per Netflix, che trionfa ai Bafta per la terza volta nella sua storia dopo gli exploit degli scorsi anni con Il potere del cane e Roma.

Una cosa però è certa, ad uscire sconfitti dalla serata di premiazione dei Bafta sono stati due film: Everything Everywhere All At Once (vince solo il miglior montaggio) e Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh; quest’ultimo, favorito assoluto della vigilia che giocava avvantaggiato in casa, ottiene comunque quattro trofei (film britannico, sceneggiatura originale, attori non protagonisti Barry Keoghan e Kerry Condon), ma viene “zittito” in quelli per il miglior film, la regia e l’attore protagonista Colin Farrell. Perdere in casa è un segnale di possibile debolezza per il lungometraggio di McDonagh, che dunque cede momentaneamente il passo al film antimilitarista di Berger per la corsa all’Oscar. Eppure, la sera prima della cerimonia dei Bafta, i Daniels avevano vinto il prestigiosissimo Directors Guild Award per Everything Everywhere All At Once, indicando una chiara preferenza dell’industria cinematografica verso il film con con Michelle Yeoh e Jamie Lee Curtis.

In attesa di scoprire se la prossima settimana i Producers Guild Awards e gli Screen Actors Guild Awards incenseranno la pellicola di Daniel Kwan e Daniel Scheinert o meno, c’è da fare una riflessione su quanto quest’ultimo titolo sia veramente imbattibile agli Oscar, in assenza oramai di vera competizione da parte de Gli spiriti dell’isola. Ai Bafta, tutti i suoi interpreti sono stati battuti (rispettivamente, da Cate Blanchett, Barry Keoghan e Kerry Condon), così come non è riuscito nemmeno ad imporsi nelle categorie della regia e della sceneggiatura originale. Se quindi la pellicola di McDonagh affonda in casa e ad esempio The Fabelmans di Steven Spielberg dopo i Golden Globe sembra sempre più “desaparecido”, a servire da possibile alternativa a Everything Everywhere All At Once agli Oscar potrebbe essere proprio Niente di nuovo sul fronte occidentale. Quantomeno al momento.

Che tra l’altro, potrebbe replicare il percorso “all’ultimo minuto” che nel 2003 fece Il pianista di Roman Polanski. Vincitore assoluto dei Bafta di quell’anno come miglior film e miglior regia, si portò a casa tre Oscar inaspettati alla cerimonia dell’Academy di quell’anno: miglior regia, miglior attore protagonista e sceneggiatura adattata, tutti ottenuti grazie ad un passaparola tardivo tra i membri dell’Academy che, nelle ultime fasi di votazione per la statuetta, stavano sempre più scoprendo la bellezza del film di Polanski. I sette Bafta assegnati a Niente di nuovo sul fronte occidentale significano quindi che il titolo tedesco è l’alternativa ad Everything Everywhere All At Once? Sì, almeno al momento.

Questo fino all’annuncio del titolo vincitore del Producers Guild Awards (sabato 25 febbraio) e dei risultati degli Screen Actors Guild Awards (domenica 26 febbraio). In particolar modo ai PGA, sarà interessante capire se sarà proprio quella l’occasione per l’industria dei produttori di incensare con il loro massimo riconoscimento il campione d’incassi Top Gun: Maverick, già candidato a 6 premi Oscar, oppure di confermare l’appeal trasversale di Everything Everywhere All At Once, virtualmente favorito alla statuetta per la miglior regia dopo il DGA assegnato ai Daniels; ai PGA Niente di nuovo sul fronte occidentale non è candidato del resto.

Insomma, la corsa al 95°Oscar per il miglior film sembra tutt’altro che conclusa.