American Gods 1×08 “Come to Jesus” – La recensione del finale di stagione

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Di Diego Pelizza
American Gods giunge al termine di questa prima stagione con un episodio che in sostanza si presenta come la fine di un lungo prologo che pone le basi per l’imminente conflitto tra vecchi e nuovi dei a cui assisteremo nella prossima stagione.

Si comincia con Anansi che racconta a Shadow e Mr Wednesday la storia di Bilquis, la regina di Saba (già vista in maniera frammentaria negli scorsi episodi), dalla gloria, al declino fino alla rinascita. Nel presente, i due protagonisti, dopo essersi congedati da Anansi, raggiungono la dimora di Ostara, antica divinità della primavera, il cui culto si è ormai confuso con la celebrazione cristiana della resurrezione di Gesù. Wednesday cerca di convincerla a unirsi alla sua fazione, ma solo l’intervento di Media (stavolta nei panni di Judy Garland), Technical Boy e Mr World la costringe a schierarsi. Nel confronto con i nuovi dei, Wednesday rivela finalmente a Shadow la sua vera identità – quella di Odino, dio della guerra -, spingendo la guardia del corpo a dichiarare finalmente di avere fede. Nel frattempo, però, Laura scopre da Mad Sweeney i retroscena sulle cause della sua morte, che coinvolgono lo stesso Wednesday.
Un season finale che contiene tutti i pregi e i limiti della serie: da un lato la spettacolarità visiva, il carisma dei personaggi, la volontà di spezzare la narrazione classica per proporre qualcosa di assolutamente personale; dall’altra, una generale nebulosità dell’intreccio, la presenza di personaggi ancora poco contestualizzati, una vaga tendenza alla prolissità e a dare spazio a parentesi che allontanano dalla trama principale. American Gods è stata una sorpresa, un prodotto originale e potente, confezionato in maniera impeccabile e capace di immergere lo spettatore in un universo narrativo affascinante e coerente, ma dopo questo ultimo episodio si ha la sensazione che si tratti ancora di un’opera in itinere, un affresco ampio di cui abbiamo potuto ammirare solo una piccola parte e sul quale dunque è ancora impossibile fornire un giudizio autentico a causa della mancanza di una visione d’insieme. 
Concludiamo con una menzione speciale per il cast, che si è rivelato eccellente dall’inizio alla fine: se Ricky Whittle e Emily Browning hanno svolto un ottimo lavoro nei panni dei coniugi Moon, a spiccare sono stati senza dubbio il gigantesco Ian McShane (sublime nella sequenza in cui Wednesday rivela finalmente la sua identità) e la camaleontica Gillian Anderson, memorabile in ogni apparizione. 
VOTO: 7.5/10      

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