Baby Driver – Il genio della fuga – La recensione del nuovo film di Edgar Wright

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Di Simone Fabriziani

Prendete una macchina veloce, spingete sull’acceleratore più che potete, mettete la vostra musica preferita alle orecchie a tutto volume e fuggite. Fuggite dalle vostre ansie, dalla vostra vita, dai vostri fantasmi del passato, e diventate supereroi di voi stessi. In fondo lo sgangherato e post-moderno Baby Driver – Il genio della fuga è tutto questo, e forse anche qualcosina in più.

Scritto e diretto dal geniaccio nerd britannico Edgar Wright, Baby Driver – Il genio della fuga continua la tradizione dell’autore di L’alba dei morti dementi, Hot Fuzz e La fine del mondo muovendo la leva della sua poetica sull’idea del film come scatolone magico delle maggiori suggestioni ed influenze pop dell’adolescenza del regista inglese. 
La storia di Baby (Ansel Elgort), silenzioso ragazzo autista di un boss della mala complice di più di un’audace rapina messa in atto dai suoi coloriti sgherri ha tutto a che vedere con il magistrale Drive di Nicholas Winding Refn e allo stesso tempo nulla; post-moderno Taxi Driver come lo è stato l’acclamato film di Refn, il film di Edgar Wright riscrive le regole del genere a suon di ipod, musica contemporanea a tutto volume nelle cuffiette, un amore improvviso che cambia tutto ed il risveglio di una coscienza sopita di un ragazzo che vuole fuggire a tutti i costi da un passato troppo beffardo.

Orfano e cresciuto da un tutore muto, Baby è l’erede dei giustizieri metropolitani di Robert De Niro e Ryan Gosling ma è anche il prototipo dell’eroe improbabile che ha continuato a costellare il cinema di Wright sin dagli esordi e chi si è cristallizzato nell’impagabile eroe nerd innamorato Scott Pilgrim nel film Scott Pilgrim vs. The World, ispirato alla serie di fumetti omonima. Impreziosito da un cast di comprimari ben assortiti e di tutto rispetto (i premi Oscar Kevin Spacey e Jamie Foxx, le star televisive Jon Hamm e Jon Bernthal e la talentuosa starlet britannica Lily James), “Baby Driver – Il genio della truffa” è tutti gli effetti un film-tiramisù: in superficie adrenalinica storia di rapine e fughe a suon di musica, in profondità un irresistibile mix post-moderno di stili, linguaggi cinematografici, citazioni dalla cultura pop e suggestioni da comic book movie d’autore, ancor più in profondità, proprio nell’ultimo strato, onesta ed illuminante storia di formazione giovanile a tratti genuinamente commovente ed incorniciata dal talento di Ansel Elgort, volto acerbo del fenomeno teen di Colpa delle stelle ma destinato ad un futuro radioso nel miglior cinema contemporaneo d’autore.

VOTO: 7,5/10



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