Castle Rock – La recensione della serie Hulu ispirata ai racconti di Stephen King

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Di Simone Fabriziani

Si è conclusa ieri sul servizio di streaming on demand statunitense Hulu la prima, riuscita stagione della serie televisiva Castle Rock, prodotto destinato al piccolo schermo creato da Sam Shaw e Dustin Thomason e prodotto dalla Bad Robot di JJ Abrams. Ispirato a molti dei racconti e dei romanzi del prolifico autore statunitense Stephen King.

Serie televisiva di punta per Hulu dopo lo straordinario successo di The Handmaid’s Tale, Castle Rock, nei suoi dieci episodi di cui è formata la prima stagione, si fregia di proporsi al pubblico di aficionados dell’universo narrativo creato da King a partire dagli anni ’70 come racconto alternativo, totalmente originale e dell’infinita mente creativa dello scrittore statunitense. In parte ispirato ad alcuni racconto e romanzi ambientati nella immaginaria cittadina di Castle Rock, la serie di Shaw e Thomason rinverdisce l’eredità di Stephen King riproponendo nel suo ottimo cast alcuni degli interpreti che hanno reso celebre l’opera narrativa dell’autore sul grande schermo, nel passato e nel presente (su tutti, la magnifica Sissy Spacek resa famosa con Carrie – Lo sguardo di Satana e il Bill Skarsgard alla ribalta con il ruolo di Pennywise nel doppio film IT).
Narrato con il  muscolo vigoroso di una sceneggiatura solida e accattivante, la prima stagione di Castle Rock (ne è già stata confermata una seconda) si attesta come sorprendente omaggio al genio letterario di chi, il genere orrorifico in carta stampata e sul piccolo e grande schermo, lo ha cambiato per sempre. Se le citazioni e i rimandi ad oltre opere di King sono evidenziati con enfasi e reverenza (su tutti gli universi narrativi convergenti di The Shawshank Redemption e Shining), a rappresentare il cuore (e la carta vincente) di Castle Rock sono i personaggi e le loro azioni, le loro intenzioni e i loro desideri.
Avvolti da una misteriosa entità soprannaturale che si annida tra i boschi della cittadina immaginaria che sembra giocare con differenti piani di realtà, i protagonisti della serie di Shaw e Thomason sono le perfette marionette di un destino più grande di loro: la lotta per la propria identità, la ricerca del proprio posto in questo mondo, le gabbie mentali che ci costruiamo per mentire a noi stessi e continuare a vivere nella comoda menzogna della meccanicità della vita. Un cuore narrativo, quello in fase di scrittura della serie, che omaggia con rispetto e audacia l’umanesimo irresistibile delle migliori opere di Stephen King, mai meramente racconti dell’orrore, ma sempre acutissime disamine dell’animo umano. Proprio come Castle Rock, in attesa di un secondo capitolo previsto per il prossimo anno. Nel frattempo, noi cerchiamo di tenere a bada i nostri demoni interiori, all’interno di una gabbia.
VOTO: 7,5/10




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