È un qualcosa di vagamente felliniano quello che ha realizzato Ferzan Ozpetek con il suo ultimo film Diamanti: riunire in un solo cast una gran parte delle attrici che hanno recitato nei suoi film in questi anni, da Lunetta Savino ad Aurora Giovinazzo passando per Elena Sofia Ricci e Kasia Smutniak. Sin dall’inizio il film è riconoscibile come uno del regista Italo-turco, con la terrazza romana e il cibo che riunisce tutte quelle dive, pronte ad ascoltare quello che sarà, o meglio è già, Diamanti.
Ai volti familiari nella filmografia di Ozpetek si aggiungo anche quello di Vanessa Scalera, Geppi Cucciari e Mara Venier, probabilmente le migliori interpretazioni del film che vanno tra l’altro a rappresentare le tre linee narrative principali del film, mentre Luisa Ranieri e Jasmine Trinca capeggiano l’intera opera nel ruolo di due sorelle a capo di una sartoria cinematografica e teatrale alla quale sono collegati tutti i personaggi e che è la location principale del film di finzione pitchato da Ferzan Ozpetek nei primi minuti alle sue attrici (e qualche attore).
Interessante è come questo film nel film, che occupa quasi la totalità del minutaggio del titolo, con la terrazza invece relegata a pochi altri minuti in seguito al prologo, non sia propriamente di finzione ma anzi si dimostri sempre di più un altro tassello autobiografico del racconto che il regista ha portato avanti in tutto questi anni. Un approccio che ricorda a tratti quello adottato da Almodovar per Dolor y Gloria. A scapito del film di Ozpetek c’è però che la coralità dell’opera si perde nel corso dello sviluppo, da un parte ripiegando su alcuni cliché e banalità e dall’altra saltando qualche tappa nel percorso di tutte queste donne (nonché nel raccontare il percorso personale del regista e sceneggiatore).
C’è veramente troppo in questo film della durata di poco più di due ore al punto che viene da pensare che sarebbe potuta essere un’ottima serie televisiva piuttosto che un lungometraggio dall’enorme potenziale ma fallace nel risultato ottenuto. A tenere comunque alta l’attenzione dello spettatore c’è il buon ritmo che il film mantiene costantemente e le interpretazioni del cast, che a volte eccede nel ritrarre questi personaggi rientrando però sempre nei ranghi subito dopo.
L’intero Diamanti sembra giocare con il dualismo dentro/fuori insieme a interno/esterno, passato/presente e al già accennato reale/immaginario. Suggestioni potenti, che vanno oltre i non tanto inediti ritratti femminili proposti, che non vanno però così a fondo come avrebbero dovuto, scavando troppo poco oltre la superficie. Vedere Ozpetek tentare qualcosa di diverso senza snaturarsi resta piacevole, con gli uomini stavolta relegati totalmente in secondo piano, spesso quasi trattati a oggetto per il piacere dello sguardo femminile, e le donne protagoniste come poche altre volte nel cinema italiano. Sarebbe potuta essere la sua opera massima con un po’ più di audacia e tempo, invece tocca accontentarsi di un film solo piacevole che è pure però uno spartiacque nella sua filmografia.
Diamanti arriva nelle sale italiane con Vision Distribution a partire da giovedì 19 dicembre.
VOTO: 3/5