It: Capitolo 2 – La recensione della seconda parte dell’horror tratto dal romanzo di Stephen King

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Di Daniele Ambrosini

Arriva nelle sale italiane il 5 settembre, un giorno in anticipo rispetto a quelle americane, il capitolo conclusivo del dittico di It, adattamento cinematografico del romanzo cult di Stephen King inizialmente molto voluto da Cary Joji Fukunaga e poi, finalmente, portato sul grande schermo da Andres Muschietti per Warner Bros. Il primo film, uscito nelle sale nel 2017 è diventato in breve tempo l’horror dai maggiori incassi della storia del cinema, e non è detto che il seguito non possa fare bene quanto il suo predecessore. 

In questo secondo capitolo i Perdenti sono ormai adulti. Sono passati 27 anni dall’incontro con Pennywise e i fatti del primo film, e tutti loro ormai vivono lontano da Derry e non hanno quasi alcun ricordo di quei traumatici eventi, nonostante questi li abbiano profondamente segnati, tranne Mike che da Derry non se ne è mai andato ed ha dedicato la sua vita a studiare un modo per sconfiggere It, qualora si fosse ripresentato. Quel fatidico momento arriva e Bill, Stanley, Beverly, Richie, Eddie e Ben ricevono una telefonata da Mike che gli ricorda il giuramento fatto 27 anni prima: se It fosse tornato, loro sarebbero tornati a combatterlo. La reazione è la stessa per tutti: paura. Ma loro sono gli unici ad essere a conoscenza dell’esistenza di It e gli unici ad avere una chance di fermarlo, e Mike crede di sapere come. 
Imitando (o forse sarebbe meglio dire omaggiando) la struttura narrativa del romanzo originale, It: Capitolo 2, a differenza del suo predecessore, alterna la linea narrativa principale con una serie di flashback che riportano in scena i perdenti adolescenti ed approfondiscono elementi fondamentali per la caratterizzazione dei personaggi in età adulta. Scelta interessante che non solo da un respiro più ampio al film, ma permette a Muschietti di riportare in scena il cast originale dei perdenti, ben più affiatato della sua controparte adulta. 
Jessica Chastain e James McAvoy guidano un cast in discreta forma, dove a spiccare è Bill Hader con il suo senso dell’umorismo stravagante a tinte dark. Ciò che manca loro, a differenza della loro controparte adolescente, però, è una sceneggiatura che sia realmente interessata a mostrarne le relazioni e approfondirne la psicologia o la caratterizzazione. L’impressione è che affidando ogni spiegazione relativa al presente ad un flashback si finisca per trascurare questi personaggi che diventano delle ombre sbiadite di ciò che erano da giovani, più che una versione più matura di quei personaggi. L’affidarsi costantemente alla memoria, poi, crea uno straniante effetto nostalgia che rende molte delle interazioni tra i personaggi inspiegabilmente sdolcinate, e molto didascaliche, come a voler esplicitare tutta una componente emotiva che non è in grado di passare solamente attraverso le immagini. Ciò che è innegabile è che il tempo abbia sicuramente avuto un effetto deleterio su questo gruppo, ovvero quello di renderlo più disunito e disomogeneo, decisamente meno affiatato. Purtroppo questo li rende meno carismatici e meno centrali nella vicenda narrata. Perché se il primo It era, in fondo, un film di formazione travestito da horror, questo è, invece, un puro film d’intrattenimento in cui tutto sembra accessorio.


Detto banalmente, It era il film dei perdenti, It: Capitolo 2 è il film di Pennywise. Non perché Muschietti segua maggiormente il clown rispetto al primo capitolo o altro, ma semplicemente perché è una presenza costante all’interno del film, pure quando non è in scena, perché tutto, narrativamente parlando, è finalizzato allo scontro finale con quell’entità, tutto è così focalizzato su questo che tutto il resto finisce inevitabilmente per passare in secondo piano, si perde. E la sensazione è un po’ quella che lungo la strada pure i perdenti vengano lasciati indietro, in secondo piano, a conti fatti è come se ci fosse una certa distanza tra il pubblico e quei personaggi, forse un po’ più del dovuto poiché empatizzare con i protagonisti è d’obbligo per la buona riuscita di questo tipo di film, fatto di eroi e antieroi, o almeno dovrebbe esserlo. 
It: Capitolo 2 mette tanta carne al fuoco e qualcosa esce dalla brace cotta a puntino, qualche altra cosa no. Era inevitabile. Dopotutto adattare l’amatissimo romanzo di Stephen King non era certo un compito facile. Gary Dauberman, co-sceneggiatore del primo capitolo e artefice di molti film dell’universo The Conjuring, ha creato per il film una sceneggiatura molto pulita, ordinata quanto rigorosa. Forse troppo. La necessità di mettere ordine all’interno di un romanzo ricco di sfaccettature ha spinto lo sceneggiatore, in molti casi, a semplificare, ad affidarsi a delle strutture collaudate e, qua e là, a eliminare qualcosa. Impossibilitato a mantenere intatta l’opera originale e tutte le linee narrative che la compongono, Dauberman ha cercato un compromesso in grado di soddisfare gli amanti della creatura di King, ma anche il grande pubblico, insomma ha dovuto fare dei compromessi e questo lo si evince chiaramente dal risultato finale. It: Capitolo 2 è un film di struttura, nella misura in cui tutti gli eventi sono concatenati in maniera molto pulita, molto logica e dove tutto porta a qualcosa di utile per lo sviluppo della trama, un film in cui la narrazione di fondo divora tutto ciò che gli sta intorno, che finisce per diventare puramente strumentale. 
Ma allo stesso tempo, bisogna riconoscere la fedeltà e la coerenza di questo adattamento, non solo rispetto al materiale originale ma anche al capitolo precedente. Non ci sarà tutto, ma il cuore è lì, dietro ad una struttura rigida, ma funzionale, dietro a mille jumpscare e compromessi, dietro alla patina glamour da grande film hollywoodiano. E poi bisogna riconoscere l’abilità di Muschiatti di mettere su un film d’intrattenimento, diciamo pure “popolare”, della durata di quasi tre ore che non annoia mai, neanche per un singolo istante. Merito anche dei riusciti inserimenti comici e dell’alternanza di momenti di quiete e di paura. 
Guardando It: Capitolo 2 ci si diverte, anche se qua e là si storce il naso per questo o quell’altro elemento, anche se si capisce che questo nuovo cast non ha la stessa sintonia e lo stesso fascino di quello adolescente, che in qualche occasione è in grado di rubare loro la scena, ed anche se la mitologia alla base del racconto e il finale vengono alterati, verrebbe da dire sacrificati, in nome della semplicità, che quando si deve realizzare un film che parli al maggior numero di persone possibile, è sempre un’ottima alleata. E in nome di quel divertimento, che di certo non manca e che in fin dei conti era il fine ultimo dell’intera operazione, si può tranquillamente chiudere un occhio, laddove serve.

VOTO: 6,5/10 


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