La sala professori, la recensione del film tedesco candidato agli Oscar 2024

Seguici anche su:
Pin Share

Di Simone Fabriziani

Quando uno dei suoi studenti viene sospettato di furto, la professoressa Carla Nowak decide di andare personalmente a fondo della questione. Divisa tra i propri ideali e quelli che il sistema scolastico vuole imporre, la donna rischia di non reggere alla pressione cui è sottoposta. Arriverà nelle sale italiane il prossimo 29 febbraio La sala professori, lungometraggio diretto da di İlker Çatak e candidato all’Oscar 2024 nella categoria del miglior film internazionale, in rappresentanza della Germania.

Presentato in anteprima nella sezione Panorama del Festival di Berlino 2023, dove ha ottenuto il premio come Miglior film per la giuria C.I.C.A.E. e il Premio Europa Cinema Label, La sala professori ha ottenuto numerosi riconoscimenti nel corso dell’anno passato, arrivando ad ottenere un’insperata e sorprendente nomination agli Oscar2024 come miglior film internazionale. Un lungometraggio che soltanto in superficie segue la scia (e ne omaggi temi, spazi, personaggi, situazioni narrative e stilemi) degli school drama destinati al grande schermo; il pluripremiato film diretto da İlker Çatak è molto più di quello che appare, e la sua natura particolarmente stratificata lo rende un oggetto cinematografico di particolare fascino e stimolo di discussione, dentro e fuori la sala.

Merito molto probabilmente della sceneggiatura originale curata dallo stesso cineasta assieme a Johannes Duncker, che tramuta gli spazi della scuola media inferiore nella quale lavora la fragile ed imprevedibile protagonista del film (una straordinaria Leonie Benesch, l’abbiamo vista in The Crown e in Babylon Berlin) in un inquietante microcosmo delle relazioni umane e dei rappprti di potere nella società occidentale contemporanea. Un istituto scolastico dove la tolleranza è azzerata nei confronti delle malefatte dei suoi giovanissimi studenti, location perfetta di un whodunnit cinematografico dove ogni singolo personaggio no viene mai mostrato allo spettatore al di fuori delle mura della scuola tedesca in questione.

Un racconto in parte investigativo che ben si amalgama con ambizioni ed obiettivi artistici da psicodramma con tutti i crismi. Il clima di crescente sospetto e (senso di) colpevolezza dell’insegnante protagonista de La sala professori aumenta esponenzialmente con il passare della narrazione, nascondendo nelle pieghe dei suoi strati di lettura anche un’interessante allegoria della psicosi post-nazismo nella Germania contemporanea.
Macerie socio-culturali, quelle del passato sistema dittatoriale della nazione europea, che ancora persistono e pervadono in forma invisibile ma onnivora cuori e forma mentis del tessuto sociale contemporaneo della Germania, tra omertà, fobie relazionali e fantasmi di un razzismo interiorizzato ancora difficile da estirpare del tutto. La sala professori è, in definitiva, un film che riesce a parlare (anche) del passato della nazione teutonica grazie ad un’intelligente e stimolante struttura narrativa fortemente ancorata a questioni di attualissima urgenza quotidiana.

La sala professori arriva nelle sale italiane giovedì 29 febbraio con la distribuzione di Lucky Red

VOTO: ★★★★


Pubblicato

in

da