Di Daniele Ambrosini
Dopo una carriera quasi trentennale da sceneggiatore, che gli ha portato numerosi riconoscimenti sia in tv che al cinema, Aaron Sorkin decide di passare dietro la macchina da presa, e lo fa dirigendo una storia a lui particolarmente congeniale. Coadiuvato dalla strepitosa prova attoriale di Jessica Chastain, Sorkin ci consegna un film pungente e intrigante su un personaggio “larger than life” che si inserisce perfettamente nel suo percorso recente sul grande schermo.
Molly Bloom, ex sciatrice professionista costretta a lasciare il mondo dello sport in seguito ad un infortunio avvenuto durante la qualificazione alle Olimpiadi, è nota per aver organizzato e gestito un giro di poker clandestino molto esclusivo al quale hanno preso parte alcuni degli uomini più ricchi e potenti di Los Angeles prima e di New York poi. Molly è una donna intraprendente, che ha costruito un impero dal nulla contando solo ed unicamente su sé stessa e che ha tentato di farlo nella più completa legalità fino al momento in cui ha ceduto ed ha accettato di prendere una percentuale delle vincite pur di evitare di dover chiudere il suo circolo, infrangendo una legge federale. Molly è una donna tenace e disposta a tutto pur di avere successo, ma non a rinunciare alla propria integrità, questo la rende un personaggio ambivalente, ambizioso ma moralmente integro che Sorkin pennella con delicatezza, equilibrando luci ed ombre della sua storia. La vita di Molly Bloom si adatta così bene alla penna di Sorkin che sembra quasi essere frutto della sua mente, quando invece Molly’s Game è un film biografico.
Narrato da una voce fuori campo costantemente presente, il film prende da subito una piega piuttosto interessante, alternando con efficacia la linea di narrazione principale a flashback su due distinti piani temporali e ad avvincenti digressioni sul mondo del poker. Lo script di Sorkin gioca su elementi sempre interessanti e nuovi, cambiando spesso le carte in tavola e elevando Molly’s Game dal terreno del semplice biopic. Solo nell’ultimo atto si perde un pochino questa freschezza poiché la necessità di tirare le fila di una vicenda vera tanto complicata, destinata evidentemente ad essere caso esemplare nelle intenzioni di Sorkin, non permette grandi manovre d’azione al di fuori di campi già esplorati nel genere biografico; ma questo non intacca minimamente la qualità del film che resta estremamente godibile in ogni suo istante e particolarmente pregevole nella sua realizzazione. Una nota di merito va al montaggio energico e frizzante (che asseconda perfettamente la movimentata sceneggiatura di Sorkin), grazie al quale il film riesce a sostenere in modo eccellente, senza mai perdere di ritmo, le due ore e quaranta di durata.
Se Idris Elba, Michael Cera e Kevin Costner hanno i ruoli più rilevanti in un ricco cast di supporto, a brillare su tutti è ovviamente Jessica Chastain, l’assoluta protagonista del film. La sua Molly Bloom è un personaggio femminile forte, di quelli che Hollywood abbraccia con sempre maggiore calore, un personaggio complesso e dalle molte sfaccettature, rese meravigliosamente dalla calorosa performance della Chastain che, a dispetto della poca attenzione ricevuta durante la scorsa stagione dei premi (quest’anno come anche già in passato), si riconferma una delle attrici più interessanti nel panorama cinematografico americano.
VOTO: 8/10