Roma 2019: Pavarotti – La recensione del documentario di Ron Howard sul celebre tenore italiano

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Di Simone Fabriziani

Ron Howard ricostruisce la figura pubblica e la vita privata del cantante d’opera Luciano Pavarotti grazie all’ausilio dell’archivio della famiglia, di filmati inediti e materiale esclusivo, mettendo in luce come il tenore italiano, che ha venduto qualcosa come 100 milioni di dischi in tutto il mondo, contribuì grandemente ad avvicinare la lirica, arte ottocentesca, al pop. Il regista premio Oscar firma il documentario Pavarotti, in uscita nelle sale italiane il 28-29-30 ottobre con Nexo Digital.

Presentato in anteprima italiana in occasione della 14° Festa del Cinema di Roma, Pavarotti è soltanto all’apparenza una agiografia del tenore lirico più celebre del Novecento: il regista Howard, già avvezzo alla forma del documentario con Made in America (2013) e The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years (2016), qui trasforma le sue doti da regista versatile nei generi cinematografici in osservatore acuto, attento, rispettoso e onesto delle tappe fondamentali della vita pubblica e privata della personalità di origini modenesi. Luciano Pavarotti qui, grazie sopratutto al certosino lavoro di reperimento di immagini e sequenze d’archivio, riesce ad essere più di un semplice racconto celebrativo.

Seppur improntato ad una struttura narrativa lineare e cronologica che difficilmente sorprenderà lo spettatore, il Pavarotti di Ron Howard risulta invece interessante lì dove ne celebra prima l’uomo e poi l’artista: da figlio di un fornaio a Modena con la passione per il bel canto ai più grandi teatri lirici, fino al raggiungimento dello status di star internazionale in tutto il mondo, talmente amato che negli anni ’90 primeggiava con la fama delle più grandi rockstar del globo.
Luciano Pavarotti ne esce dunque fuori come un artista eccezionale per il suo tempo, degno erede di Enrico Caruso, che dalle stelle ha progressivamente abbracciato la sua incredibile notorietà usandola per attività di beneficenza e solidarietà in tutto il mondo; da protagonista assoluto dei palcoscenici più osannati ai concerti a fianco delle star musicali più amate dai giovani. Un eclettismo che il documentario del regista statunitense ben sottolinea, prima di ogni altra cosa. Prima del Luciano Pavarotti che tutti abbiamo un po imparato a conoscere con il suo inconfondibile “do di petto”.
VOTO: 6/10




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