The Boys – La recensione della serie anti-supereroi di Amazon

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Di Gabriele La Spina

Lontani dai supereroi laccati dei giocattoloni cinematografici di Marvel e da quelli a volte tormentati di DC; Amazon ci porta quella che non è l’ennesima storia di supereroi. Approdata nei giorni scorsi nel servizio di streaming, The Boys è l’adattamento della serie di fumetti di Darick Robertson, inizialmente edita proprio dalla DC Comics per poi migrare verso la Dynamite Entertainment.

I ragazzi che danno il titolo al fumetto e quindi alla serie, non sono il gruppo di supereroi blasonati a cui si potrebbe pensare a un primo impatto, bensì dei cittadini qualunque, che lottano contro di essi, una sorta di resistenza. The Boys è infatti un racconto behind the scenes, dove non vi è spazio per gesta eroiche e un esubero di effetti speciali, la maggior parte delle sequenze si svolgono tra le mura di alti grattacieli dove una multinazionale tira le fila di un business milionario. Pensate un po’ se dietro l’impresa di marketing della Marvel, che genera film, serie televisive, merchandising e pubblicità, vi fosse una grossa bugia, correlata da infamie e macchinazioni. Nel primo episodio, intitolato “The Name of the Game”, seguiamo così le vicende di due personaggi, quello di Hughie, un ragazzo qualunque e quello di Annie, una “super” ragazza soprannominata Starlight. Quest’ultima entra a far parte dei 7, gruppo di eroi simbolo in stile Avengers o Justice League, e sarà i nostri occhi sulle vicende interne alla Vought, azienda dietro ogni fatto della serie; al contrario Hugie si ritroverà coinvolto in situazioni incredibili dopo la perdita dalla fidanzata, e vedrà l’altra faccia della medaglia.

Gli eroi raccontati dalla serie sono tutt’altro che figure immacolate, buoniste e dalla forte etica, come i classici eroi dei fumetti; al contrario sono personaggi negativi, che abusano del proprio potere, votati alla corruzione e manipolati dai potenti. Homelander (Patriota) parodia di Superman e Captain America, è un apparente immacolato che diviene pian piano una figura quasi demoniaca e villain principale della stagione; un ottimo Anthony Starr, affiancato da Elisabeth Shue, interprete di cult anni ’80/’90 come Via da Las Vegas e Tutto quella notte; nei panni della Stillwell; i due scaturiscono un insano rapporto morboso, in realtà causa di ogni malessere di Butcher, capo della squadra di resistenza, i ragazzi, che arriva finalmente alla verità tanto agognata con l’aiuto Hughie. The Boys ci mostra dunque una visione più realistica di un mondo invaso da supereroi, inevitabilmente interessati al profitto. La Stillwell mira al coinvolgimento dei 7 nelle forze armate, in una mania di onnipotenza, mentre i ragazzi scavano a fondo sull’origine dei così detti eroi, e la chiave risiede nel misterioso “Composto V”.


Le tematiche contemporanee si mischiano con la realtà fantasiosa dei super, quella realtà da sempre radiata nell’universo bidimenzionale dei cinecomic. Non solo la lotta al terrorismo e le sue implicazioni monetarie; vi è spazio nel corso degli episodi anche per vicende di molestie sessuali, senza troppi fronzoli o l’estremismo religioso di alcuni americani fino all’ossessione per l’immagine e i social media. Vediamo una faccia mai mostrata, quella delle vittime che mietono i così considerati eroi, le morti accidentali e gli infortuni. La visione di The Boys è estremamente realista, quasi deprimente, mirata a distruggere il candore di coloro che fin da ragazzini hanno ammirato le gesta di Spider-Man e compagnia, nell’immaginario collettivo esseri perfetti e senza macchia, seppur irreali: ma cosa è accaduto davvero dietro le quinte?
La prima stagione, composta da solo 8 episodi, ha dimostrato un potenziale infinito per la serie, che si aggiunge ai prodotti di alta qualità di Amazon, da La fantastica signora Maisel a Homecoming; raggiungendo il primato di televisione d’autore finora posseduto solo da HBO; che nel frattempo preprara l’adattamento televisivo di Watchmen, racconto non poi così tanto dissimile da The Boys. Quella dello showrunner Eric Kripke, già creatore di Supernatural, è una serie che sa dosare il contenuto di azione, quasi mai legata ai supereroi bensì ai “ragazzi” di Butcher, insieme allo sviluppo di tematiche anche attuali che donano una forte credibilità al quadro generale della serie.


VOTO: 9/10


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