The Flash non è il disastro di cui tutti parlavano, e vi spieghiamo perché [Recensione]

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Di Massimo Vozza

Abbiamo spesso affrontato il discorso su quanto sia complesso a volte scindere un film dal contesto in cui è stato realizzato, dalla condotta delle persone coinvolte, dentro e fuori dal set, e/o da altri prodotti (cinematografici e non) con i quali sarebbe facile fare paragoni ma ci si prova comunque perché è volontà di chi scrive cercare di giudicarlo al meglio e il più lucidamente possibile.

Nel caso di The Flash vorremmo quindi mettere da parte sicuramente le problematiche legate all’attore protagonista, Ezra Miller, aggiungendo solo che ha dato un’interpretazione decisamente convincente in questo prodotto, in continuità con quel che ha dimostrato in tutta la sua filmografia. Il contesto produttivo invece non lo si può totalmente trascurare, soprattutto perché questi film tendono ad essere interconnessi tra loro: se da una parte l’ultima fatica dell’universo esteso DC sembra voler in qualche modo rendere canonico molto di quel che c’è stato raccontato nella Snyder Cut, dall’altra pone le basi narrative per poter dare la possibilità di stravolgere questo filone cinematografico, di annullare in un certo senso il passato e ricominciare da capo sotto la guida di James Gunn. Si tratta quindi di un progetto realizzato per certi aspetti troppo tardi e per altri troppo presto, per così ritrovarsi in bilico tra due fasi molto diverse per i supereroi nelle mani della Warner Bros., a cavallo tra un passato ingombrante e in parte rimpianto dal fandom e un futuro ancora incerto poiché allo stato embrionale.

La scrittura è sagace e coerente, si approccia al multiverso senza risultare troppo cervellotica, accontentando il fandom con easter egg e svolte di trama senza uscire mai dai margini, e passando dal registro della commedia a quello del dramma (soprattutto legato al lutto) in maniera fluida, mai spiazzante o peggio forzata. Peccato che nella costellazione di questo DC Extended Universe il film potrebbe alla fine risultare  eccessivamente filler o al massimo preparatorio ma è davvero tutto ancora da vedere e per ora possiamo solo ipotizzare. Quel che è certo è che intrattiene, il che resta il fine ultimo dei molti blockbuster.

La regia di Muschietti si lascia alle spalle i virtuosismi di Snyder (un appiattimento è evidente dalle sequenze in ralenti ad esempio) si mette in cerca di una sua strada che però non riesce a costruire una vera e propria identità, rimandando principalmente al servizio della scrittura. Alcune scene, soprattutto quelle maggiormente piene di effetti speciali, inoltre appaiono quasi volutamente cartoonesche senza che però questo funzioni costantemente: è in primis la ricostruzione in CGI di personaggi umani che lascia a desiderare, come ben si nota nelle sequenze in cui Barry Allen viaggia nel tempo.

The Flash insomma è un caleidoscopio cinematografico imperfetto ma godibile, che punta il suo occhio verso il passato (anche remoto se si pensa al piacevole ritorno di Keaton nel ruolo di Batman) ma con la mente già verso il futuro che ha davanti a sé davvero tante, se non troppe, alternative e non vediamo l’ora di scoprire quale intraprenderà.

The Flash arriva nelle sale italiane con Warner Bros. Pictures da giovedì 15 giugno.

VOTO: ★★★½