Di Simone Fabriziani
Stiamo assistendo ad una nuova rivoluzione televisiva, oggi più che mai. Per tutti i nottambuli che hanno avidamente fatto le ore piccole per aggiornarsi sull’ottava parte del revival di Twin Peaks in corso, queste parole non risulteranno un’esagerazione, né tanto meno frutto di una iperbolica eccitazione lynchiana.
Benché suddiviso in diciotto capitoli televisivi ma dall’ambizione che va oltre il piccolo schermo, Twin Peaks – La serie evento non concede facili do ut des al fan più sfegatato della serie classica; ciò era già chiaro dai primi episodi del revival, sempre più lontani dalla pur rivoluzionaria ondata degli anni ’90 e allo stesso tempo più vicini alla sensibilità sperimentatrice dell’ultimo Lynch; ma una rivoluzione è una rivoluzione, e questa avviene, almeno per quanto riguarda le arti figurate, nel linguaggio attraverso cui si decide di raccontare una storia. Nell’ottava parte “Gotta light?” Mark Frost e David Lynch si prendono una brusca pausa dalla pure intricata storyline del revival e ci raccontano la Creazione.
Solo apparentemente figlia di sensibilità visive proprie di autori come Stanley Kubrick e Terrence Malick, la nascita del male sulla Terra e l’arrivo degli spiriti maligni della Loggia Nera ha il sapore dei grandi racconti biblici sulla genesi del bene e del male; un’esplosione (letterale e figurativa) di immagini, suoni, colori, musica e suggestioni pervade l’ottavo episodio per buona parte della sua durata, mescolando bombe atomiche, esperimenti nucleari, il perfido Bob, un sempre più enigmatico Gigante, monete da un penny e terrificanti taglialegna “from an outer space” che seminano panico e terrore in una tranquilla cittadina del New Mexico
No, non è un film sci-fi di serie B uscito fuori direttamente dalle fumose sale cinematografiche degli Usa degli anni ’50, è l’involucro razionale ed emblematico di una creazione al di là del raziocinio umano, al di là del bene (la Loggia Bianca?) e il male (la Loggia Nera?). A fronteggiare il manicheismo del mondo post-atomico, Laura Palmer. Esatto, Laura Palmer.
Benvenuti nell’incubo lynchiano più profondo e disturbante di sempre: raccontare per immagini indelebili l’inenarrabile, l’ineffabile.
Manicheista.
VOTO: 8/10