Velvet Buzzsaw – La recensione del film Netflix con Jake Gyllenhaal e Rene Russo

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Di Simone Fabriziani

Josephina (Zawn Ashmore), un’agente emergente che opera nel mondo dell’arte di Los Angeles, scopre centinaia di opere realizzate da un vecchio artista e abbandonate dopo la sua morte. Ignorando le istruzioni lasciate dall’uomo, comincia a far circolare i dipinti, attirando presto l’attenzione dei potenti che la circondano, dal capo Rhodora (Rene Russo) al critico Morf (Jake Gyllenhaal). Ricevendo consensi postumi, le opere risvegliano qualcosa di impercettibile e sinistro che minaccia di punire coloro che ne hanno approfittato. Dal 1 febbraio disponibile sul catalogo on demand di Netflix, arriva il terzo film dietro la macchina da presa per il candidato all’Oscar Dan Gilroy.

Dopo lo straordinario successo di critica del 2014 con il teso thriller urbano Lo sciacallo – Nightcrawler e il legal drama con Denzel Washington End of Justice – Nessuno è innocente, Dan Gilroy ci riprova con Velvet Buzzsaw, molto più vicino alla sensibilità del thriller crepuscolare e grottesco che ha segnato nel 2014 il debutto dietro la macchina da presa per lo sceneggiatore fratello del regista Tony (Michael Clayton, 2007). Non è dunque un caso che i due protagonisti di Lo sciacallo – Nightcrawler (Gyllenhaal e Russo) tornino nuovamente davanti la macchina da presa per Velvet Buzzsaw, paradossale thriller a tinte sovrannaturali ambientato nell’asettico ed elitario mondo del mercato dell’arte contemporanea in sede Los Angeles. Ed è è proprio dalla stessa città californiana che Gilroy tenta di comporre un fil rouge contenutistico e di significato con il suo fulminante esordio alla regia di cinque anni fa: se in Nightcrawler si faceva satira pungente nella confezione perfetta di un thriller notturno sui noe-voyeurismi della violenza riprodotta sugli schermi, in Velvet Buzzsaw il regista statunitense si preoccupa di sbeffeggiare un’altra tipologia di voyeurismo contemporaneo: quello dell’arte visiva.

Eppure, il terzo film di Dan Gilroy non brilla della stessa lucentezza del grotesque di Nightcrawler, né si appiglia alla pura convenzionalità di scrittura di End of Justice; in tal senso, Velvet Buzzsaw, seppur partendo da una coraggiosa e stimolante idea di revenge movie al rovescio, è incapace di costruire tensione narrativa, senso della scrittura dei suoi pur variopinti personaggi ( alcuni dei loro impossibili nomi la cosa migliore del film), coinvolgimento nel racconto dei più paradossali eventi sovrannaturali.
Più convincente sembra essere Velvet Buzzsaw quando si preoccupa di costruire invece un corollario di balzane figure e personalità che circondano il mercato dell’arte contemporanea: è il cast, capitanato da Jake Gyllenhaal e Rene Russo, composto anche da Toni Collette, John Malkovich, Billy Magnussen e il britannico Tom Sturridge a portare in vita un dipinto post-moderno dalle ambizioni caustiche e satiriche dove a soffrire è la fase della scrittura, sacrificata in nome del pur affascinante concept del prodotto.
VOTO: 6/10




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