Wicked

Wicked, la recensione

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Sono passati 85 dall’uscita de Il mago di Oz, uno dei film musical più famosi al mondo che ha segnato la storia del cinema statunitense e non solo. Il mondo creato da L. Frank Baum con il primo romanzo pubblicato nel 1900 non ha mai smesso, soprattutto in seguito alla sua trasposizione più famosa, di ispirare nuovi racconti, direttamente e indirettamente, non solo letterari ma che hanno attraversato tutte le arti, dal cinema alla musica fino al teatro. L’universo creato da Baum è insomma un esempio perfetto di narrazione che è sia transmediale che crossmediale.

Ariana Grande in una scena del film – fonte: Universal Pictures


L’ultimo tassello che va ad aggiungersi a questo sconfinato mosaico è la prima parte dell’adattamento cinematografico del musical di Broadway Wicked, il quale è a sua volta il libero adattamento del romanzo Wicked – Vita e opere della Perfida Strega dell’Ovest. Si tratta di uno dei musical più longevi e famosi di Broadway che ha poi riscosso successo in diverse parti del mondo e ha consacrato nell’immaginario collettivo le interpreti originali di Elphaba e Glinda: Idina Menzel e Kristin Chenoweth.

Le due protagoniste del film – fonte: Universal Pictures


Wicked non è semplicemente la villain origin story di un iconico personaggio fantasy ma un vero e proprio ampliamento della storia di Oz e dei suoi abitanti precedente all’arrivo di Dorothy. La prima parte si apre praticamente alla fine della storia originale, durante i festeggiamenti per la morte della Perfida Strega dell’Ovest, un momento che farà da cornice narrativa a entrambi i film. Nel titolo in uscita oggi vengono raccontati gli anni delle protagoniste nell’Università di Shiz fino a quando Elphaba viene etichettata dall’intera Oz con l’aggettivo “wicked”, mentre affronta temi che ci uniscono come la paura del diverso e l’accettazione di sé. Certo, è indubbio che questo primo film finisca a livello di racconto proprio “sul più bello”, durante un climax della durata di circa 15 minuti che coincide con il brano più popolare del musical, ossia Defying Gravity, ma il racconto va comunque a chiudersi in un certo senso e i personaggi hanno decisamente vissuto un loro arco evolutivo non indifferente.

Cynthia Erivo e Ariana Grande nel musical – fonte: Universal Pictures

Resta che, al di là della soddisfazione in termini emozionali, ci sta il volerne sapere ancora di più. Ripensando però alle così sature 2 ore e 40 di questa prima parte diventa comprensibile del perché non si sia deciso di optare per un unico titolo, il quale avrebbe necessariamente sacrificato qualcosa; ogni tassello di questo primo film, però, appare necessario e non evitabile, sostenuto da un ritmo che non appesantisce minimamente la visione nonostante la lunga durata.

Cynthia Erivo in una scena del musical – fonte: Universal Pictures


Ovviamente a tirare le fila sono gli spettacolari momenti musicali, dei quali non si vedeva una messa in scena così maestosa probabilmente dalla Golden Age di Hollywood. Ogni set interamente ricostruito materialmente, ogni costume e acconciatura, vibrano di vita propria costantemente per la musicalità della regia stessa, a prescindere che si tratti di una scena canora o meno, dimostrando che John M. Chu con il genere musical ha sicuramente trovato la sua dimensione. Nello specifico per Wicked ha scelto una chiave che solo in parte omaggia il film del ‘39 e la messa in scena teatrale: per il resto opta per una via unica, ariosa, con luci che sembrino il più naturali possibili e movimenti di camera che danzano e volano insieme ai personaggi.
Personaggi resi iconici dallo straordinario cast, capitanato da una Cynthia Erivo magnetica e mai così vulnerabile.

Le sue doti vocali sono a tutti note ma è la maniera in cui ha modulato la sua voce per poterla corrispondere con il personaggio di Elphaba la cosa più sorprendente, nascondendo in gran parte la sua natura soul senza però snaturarsi. Ruba spesso la scena la sua controparte interpretata da una esilarante Ariana Grande (con dei tempi comici da manuale), la quale ha anche lei decisamente lavorato sulla parte canora, un compromesso tra le Glinda più popolari che hanno calcato lo stage e la sua anima pop che ogni tanto emerge senza infastidire, ma che anzi è ciò che caratterizza il suo modo di personalizzare il personaggio. Ma è soprattutto la chimica che le due hanno insieme a trascinare l’intero film, seppur ogni membro del restante cast ha colto perfettamente il proprio personaggio, in particolare Jonathan Bailey in un provocante quanto divertente Fiyer, protagonista del momento coreografato più bello del film.


Wicked è l’omaggio che tutti i fan dello spettacolo teatrale aspettavano e al tempo stesso molto di più: è la lettera d’amore a un genere cinematografico stesso, alla sua epoca di massimo splendore e a uno dei racconti statunitensi più famosi al mondo. Ancora una volta il cinema ha sfidata la gravità.

Wicked arriva nelle sale italiane a partire da giovedì 21 novembre con Universal Pictures.

VOTO: 4,5/5


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