Di Gabriele La Spina
Si sa, A24, casa di distribuzione indie americana più in voga degli ultimi anni, ci sa fare con le campagne promozionali per i suoi titoli, tanto da dimostrare una forte dedizione e fiducia nel progetto in cui stanno investendo; tuttavia se si parla dei film di Robert Eggers si gioca su un altro livello.
Già il trailer del suo film d’esordio alla regia, The Witch, poche immagini e la profonda voce fuori campo dell’attore Ralph Ineson, bastavano a testimoniare la suggestione lampante che avrebbe caratterizzato il film successo di critica, divenuto nel giro di pochi anni un cult per il pubblico, ridefinendo le regole dell’horror d’autore.
Con The Lighthouse ci ritroviamo nuovamente faccia a faccia con un gioiellino, già fin dal suo trailer rilasciato questa settimana. La prima caratteristica tecnica che emerge dal film è il formato dell’immagine, in 1.19 : 1, che in accoppiata al bianco e nero evoca immediatamente tutto il cinema degli anni ’30, dall’espressionismo al realismo. Non è un caso infatti se il primo frame del faro in lontananza, ricordi in qualche modo Dreyer, e il suo Vampyr del 1932.
“Tell me, what’s a timberman want with being a wickie?“, chiede Wake, “Just looking to earn a living like any man. Starting new“, risponde Winslow. Essere un uomo qualunque, iniziare da capo, i presupposti per un uomo che sceglie una vita nell’isolamento, quello di guardiano di un faro, come iniziamo a vedere nei successivi frame del trailer. Con due camaleontici Willem Dafoe e Robert Pattinson, il primo nei panni di Wake, anziano e navigato guardiano che cerca di indigare su Winslow, successivamente gli chiede: “Keeping secrets, are you?“. Ed eccolo stringere la statuetta di una sirena (figura che notiamo anche nel poster ufficiale) e spaccarsi la schiena scavando nel terreno, e immancabilmente partano i tipici canti dei marinai. E l’eco della voce di Dafoe rimbomba: “Why’d ya spill yer beans” (Perché hai rovesciato i tuoi fagioli), ancora e ancora, mentre i due protagonisti assoluti si concedono bevute su bevute, un Pattinson con l’acqua alla gola vede qualcosa di spaventoso (splendido primo piano), e poi ancora danze, creature marine, scazzottate, colpi di asca e il nostro cuore in estasi.
Non potevano mancare all’appello ovviamente i pareri della critica, che declama le doti recitative dei due attori nonché lo stile visionario di Eggers; considerando che il film è stato già presentato al Festival di Cannes nella sezione Directors’ Fortnight, ma dovrà ancora essere mostrato al pubblico americano prima con la sua premiere al Toronto International Film Festival, poi con la sua uscita in sala il 18 ottobre. Non crediamo con difficoltà all’affermazione di New York Magazine, che lo definisce “An Istant Classic“; ciò che emerge già da questo trailer è un ulteriore salto per Eggers dopo il lavoro compiuto con The Witch, si tratta di un lavoro ben più denso, più grottesco, citazionista e ai limiti dell’anacronismo.
“How long have we been on this rock? Five weeks? Two days? Help me to recollect“, si chiede Wake sul finire. Ancora una volta abbiamo a che fare con dei personaggi ai margini della società e soggetti all’isolamento, se però in The Witch il fanatismo religioso era la tematica predominante, la psicologia dei personaggi (non a caso IndieWire lo ha già definito uno psicodramma e non un horror) è più elaborata; il loro isolamento li porta a una discesa nella pazzia, sempre più torbida; e la paranoia non è verso entità divine e ultraterrene, bensì verso loro stessi.
The Lighthouse non solo si prospetta come una prova attoriale a duetto di alto livello per Dafoe e Pattinson, alla stregua di coppie iconiche come Crawford e Davis in Baby Jane o Taylor e Burton in Chi ha paura di Virginia Woolf? (non a caso due film degli anni ’60 volutamente in bianco e nero); ma anche una nuova occasione per ridefinire il genere horror e le etichette cinematografiche più in generale. Jennifer Kent con Babadook, David Robert Mitchell con It Follows, Ari Aster con Hereditary e adesso con Midsommar, hanno proposto al pubblico racconti unici ed eccezionali del filone orrorifico; tuttavia Eggers, per molti della scuola di Kubrick, come l’ineguagliabile Yorgos Lanthimos; potrebbe muoversi verso un territorio ancor più efficace. Di fatto siamo stati già stregati e inebriati dalle prime, poche, immagini viste.